Iris e girasoli, seminatori al tramonto e campi di grano punteggiati di corvi, camere da letto deformate dallo sguardo e cieli notturni vorticanti di stelle. Rapito dalla pittura e dal colore, Vincent Van Gogh ha superato gli ultimi confini che separavano realtà e psiche, regalando alla modernità uno stile e un immaginario ineludibili. Dipingere per Van Gogh significava immergersi nel mondo, accettando di non ritrovarsi mai più. « Quando si dipinge », scrisse al fratello Theo, « si corre il rischio di sprofondare. Essere un pittore è come essere una sentinella smarrita » Raccontare la sua arte equivale a narrare la storia di questo smarrimento, un cammino che dal mistico fervore dei primi anni lo avrebbe portato sulle strade di Londra, Anversa e Parigi, sui sentieri inondati di luce del Midi, per terminare a Auvers, dove Vincent visse i suoi ultimi giorni segnati dalla solitudine, ma anche da un’ineguagliabile intensità creativa.