Il libro, frutto di contributi dei più autorevoli esperti del mondo della pedagogia e della scuola, si pone lo scopo di rifocalizzare l’idea di scuola, offuscata oggi dal predominio degli aspetti pragmatici e strumentali, in una parola dalla rincorsa al fare e alle pratiche didattiche. Il fare per il fare, però non ha senso se non viene rischiarato da un forte pensiero che lo illumini e lo giustifichi. L’idea di scuola proposta nel libro si articola intorno a tre nuclei fondamentali che vengono ripensati alla luce delle caratteristiche della nostra epoca e dei nuovi bisogni formativi: l’educare, l’insegnare, l’apprendere.
Il volume parte dalla constatazione che gli insegnanti siano attratti oggi dall’apparato strumentale, pragmatico e funzionale cui uniformare il proprio agire (modelli, schemi, format, rubriche, ecc.) e tralascino l’orizzonte di senso cui finalizzare la propria attività di insegnamento. Come risposta a questa tendenza si vuole rifocalizzare, con il contributo di autorevoli esperti nazionali e internazionali, l’idea di scuola nei suoi aspetti peculiari: l’educare, l’insegnare, l’apprendere. In merito all’educare viene ribadita la necessità di rimettere al centro dell’azione didattica la dimensione educativa. Ripensare l’educare comporta indubbiamente anche vedere quale spazio debbano occupare nei curricoli e nel fare scuola di tutti i giorni i temi che hanno pregnanza formativa: l’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione, le politiche e le pratiche di inclusione e di intercultura, la formazione dei talenti non ancora curata in modo adeguato. Per quanto riguarda l’insegnare vengono prese in considerazione due discipline rivisitate alla luce dei bisogni emergenti nel nostro tempo: il ruolo della lingua italiana che rischia di disperdersi tra il dilagare delle lingue straniere e la promozione della lettura schiacciata dall’esplosione delle tecnologie della comunicazione; la matematica di cui spesso si dimentica l’alto valore formativo e il pensiero computazionale che merita approfondimenti e precauzioni affinché non si trasformi in una moda didattica. La terza parte riguarda l’apprendere che, per essere efficace, deve cercare di provocare negli allievi il “piacere di apprendere”, pur all’interno di una inevitabile “fatica” che l’apprendimento comporta. L’apprendere, inoltre, non può essere curato all’infuori dell’ambiente di apprendimento e all’infuori del ruolo da assegnare alle tecnologie della comunicazione. Il libro si chiude con la prospettiva di una scuola come luogo piuttosto che come non luogo.