di Nicoletta Bortolotti
Roma, ottobre 1938. Amos e Cloe sono migliori amici da tutta la vita, anche se non potrebbero essere più diversi l'uno dall'altra: tanto è composto, bravo a scuola e sincero lui, quanto è disordinata, pigra e bugiarda lei. Amos è figlio di un professore ebreo, Cloe di un maestro fascista. Giocano lungo le rive del Tevere, all'ombra dell'Isola Tiberina, dove l'ospedale Fatebenefratelli diventa nelle loro fantasticherie un Castello inespugnabile su cui regna un Re buono, l'eroe dei deboli: il primario Giovanni Borromeo. Ben presto però Amos e Cloe verranno separati da nuovi e impensabili eventi: le leggi razziali, la guerra, la povertà, la fame, le bombe e la paura. Ma quando dall'alto arriva l'ordine di deportare gli ebrei, le loro strade tornano a incrociarsi, e proprio per merito di quel Re buono che a Roma tutti rispettano. Con un'astuta bugia, il dottor Borromeo riuscirà a mettere in salvo dai nazisti numerosi ebrei, restituendo anche ad Amos e Cloe la speranza.